mercoledì 15 novembre 2017

NUOVA MARCIA DEI RICHIEDENTI ASILO DI CONETTA: "NON TORNEREMO ALLA BASE". IL SINDACO: "VA CHIUSA"

Non erano stati fuochi di paglia le manifestazioni degli ultimi due giorni da parte dei richiedenti asilo fuori dalla ex base militare di Conetta. Anche stamane circa duecento persone si sono portate sull'argine tra S.Margherita e la Romea, sorvegliate da camionette, corriere, autovetture della polizia e dei carabinieri. Vogliono essere ricevute dal Prefetto di Venezia per riuscire a velocizzare le pratiche per l'accoglienza e l'integrazione, dal momento che le condizioni di vita nel campo si fanno sempre più critiche.

Il sindaco di Cona, Alberto Panfilio, è da due anni e mezzo in prima linea nella gestione dell'emergenza migranti: «Una prima linea fatta da pochi soldati», scherza alle telecamere di Codevigo Azzurra. Dice il sindaco: «Io sono con chiunque protesti contro una vergogna, che è l'apertura del campo di Conetta. Mi auguro che le autorità nazionali si accorgano che hanno sbagliato su tutti i fronti e rimedino alla situazione. Ogni soluzione che non funziona dev'essere sostituita da un'altra. Qui non c'è l'accoglienza diffusa, bisogna trovare soluzioni altrimenti qui si rischia grosso». Eppure proprio il modello SPRAR con numeri certi e piccoli gruppi, ci sentiamo di dire, è l'unico che può far fronte alle esigenze di sicurezza e integrazione da un lato, e allo smantellamento della base dall'altro, finché i migranti non potranno accedere alla propria meta finale che quasi mai è l'Italia.

Kaba viene dalla Guinea ed è riconosciuto anche dagli altri migranti come il leader e delegato a parlare con i media e con le forze dell'ordine. Kaba e gli altri sono seguiti dal sindacato di base USB, al microfono di Codevigo Azzurra dice che «il motivo dell'agitazione è molto semplice: siamo dei richiedenti asilo in marcia pacifica che chiamiamo “marcia della dignità”. Viviamo in condizioni assai precarie al campo di Conetta, e le autorità sono consapevoli della situazione. Ci siamo messi in marcia per dire al governo italiano, all'Unione Europea, all'ONU, all Vaticano, alle associazioni in difesa dei diritti umani, che oggi non vogliamo più tornare a Cona (scandisce la frase, ndr), e non vi ritorneremo. È la sola nostra decisione, irrevocabile. Il governo è responsabile di ciò che ci accade. Vogliamo vivere dignitosamente ed essere integrati. Siamo da più di un anno nel territorio italiano, siamo portatori di un messaggio universale. Chiediamo dignità per tutti, diritti per tutti». C'è unità d'intenti e di obiettivi, quindi, per la comunità di Cona e Conetta che si raccoglie attorno al sindaco Alberto Panfilio e per i rifugiati in marcia verso le istituzioni di livello superiore.

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