martedì 12 novembre 2019

IMPIANTO DI VPS A CAMBROSO, L'AMMINISTRAZIONE CONFERMA: "TRATTERÀ SOLO RIFIUTI INERTI" E POLEMIZZA CON LE OPPOSIZIONI

Animata assemblea pubblica, venerdì scorso a Cambroso di Codevigo, tra l’amministrazione comunale del paese padovano e i residenti della frazione. Argomento, il deposito di stoccaggio di rifiuti in corso di costruzione da parte dell’impresa locale VPS: nella circostanza, alcuni partecipanti -e anche persone che non avevano preso parte all’incontro- hanno fatto circolare voci di allarme per l’ipotetico conferimento di rifiuti pericolosi, poi smentito in via ufficiale. A tal proposito il sindaco Francesco Vessio, il vicesindaco e assessore all’ambiente Ettore Lazzaro e la capogruppo di maggioranza Silvia Zazzarini ieri hanno convocato una conferenza stampa al Comune di Codevigo per spiegare la loro posizione e raccontare l’intera vicenda.
È il primo cittadino a ricapitolare: «La costruzione di nuovi impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti – spiega Francesco Vessio – è regolata da norme che bypassano il Comune quanto alle autorizzazioni e al controllo successivo dell’impianto, riferendosi direttamente alla Regione. Le uniche potestà del Comune in queste pratiche sono relative all’urbanistica e alla zonizzazione acustica. Nell’agosto 2017, vigente l’amministrazione Belan, per quanto attinente alla prima questione parte la pratica di variante in deroga verso l’impianto di stoccaggio e di recupero di rifiuti definiti “pericolosi e non”.
A giugno 2018 c’è stata la conferenza dei servizi fra Regione, Provincia, Comune, consorzio di bonifica, Arpav e impresa costruttrice coi suoi tecnici. Il Comune allora disse: no problem dal punto di vista urbanistico, vedetevela voi per impatto ambientale e sicurezza. Il 22 giugno 2018 -a dodici giorni dall’insediamento della giunta Vessio- viene pubblicato il decreto 261 della Regione, che autorizza la costruzione dell’impianto con tutte le modifiche, nel rispetto della norma ambientale sia per l’impatto che per lo smaltimento».
A quel punto il Comune calcola gli oneri d’urbanizzazione sulla procedura, stimati in 29mila euro: «Si decide – continua Vessio - di destinarli per la realizzazione di una prima tranche della piazza di Conche, dal momento che con questo denaro si riusciva a demolire l’edificio delle ex poste e ripulire la piazza. Qualche mese prima avevamo già rimosso i pini marittimi che davano sulla strada e che erano storti e pericolanti.
L’impresa decide di inserire un altro piccolo intervento nel progetto originale, spostand l’impianto verso l’interno e il bacino di laminazione in un’altra area: bisognava perciò passare attraverso un’altra conferenza di servizi. VPS ha anche tolto dal progetto l’unico motore a scoppio che aveva, ora saranno tutti elettrici a impatto ambientale zero. Finché, a fine ottobre 2019, arriva l’ultimo e definitivo decreto regionale».
La maggioranza ha deciso di tenere la riunione a Cambroso solo l’8 novembre perché prima mancava materialmente il decreto autorizzativo dalla Regione, e l’ha organizzata assieme ai tecnici: «Solo che – si rammarica il sindaco di Codevigo - pochi dei presenti erano interessati all’impatto ambientale, altri erano là per rinfacciare politicamente la delibera di giunta del 30 gennaio 2019, con cui si approvava la richiesta di VPS di convertire in opere il valore degli oneri primari di urbanizzazione, pari a 29mila euro per la piazza di Conche. Ovvero un atto dovuto da parte dell’amministrazione».
Vessio non usa mezzi termini: «Si tratta di sedicenti ex amministratori che erano là solo per gettare benzina sul fuoco: cosa c’entrano le opere a scomputo di Conche con l’impianto di Cambroso? Sono stato accusato di approvare un impianto nocivo che nocivo non è, ma questi ex amministratori stanno distorcendo il significato della delibera di giunta solo per attaccarmi politicamente, a loro rischio e pericolo. Lo fanno con questi attacchi gettando ombre verso i cittadini, ma per fortuna poi la cosa è stata chiarita anche con l’intervento dell’ingegnere Piercarlo Cavalletto».
Un impianto all’avanguardia, quindi, definito dal vertice dell’amministrazione «una eccellenza e una risorsa per il Comune, avere in zona un’impresa di livello, presente coi propri uomini nel caso possa succedere qualcosa: pensate che un’impresa di categoria 10A, che investe milioni nel centro di recupero ambientale in un contesto di economia circolare, lo faccia senza le certificazioni degli enti pubblici con cui opera?».
Ma cosa tratterà l’impianto di Cambroso? Autonomamente i rifiuti cosiddetti inerti, mentre altri come amianto friabile, mercurio, rame, piombo non potrà comunque trattarli dopo la separazione: una volta rinvenuti, li deve bensì incapsulare e insacchettare dentro il luogo di prelievo, contattare altre imprese specializzate che poi li portano specie all’estero (ad esempio l’amianto va in Germania). «Amianto a Cambroso non ne arriva – assicura il sindaco Vessio – ma in forma compatta, come l’eternit, può essere rinvenuto dall’impresa durante i lavori nelle vecchie abitazioni».
I materiali metallici sono indicati nel decreto regionale con i codici che fanno riferimento alle autorizzazioni che l’impresa ha ottenuto per operare: «Far passare che quel sito diventa una discarica di materiali pericolosi – sbotta il portabandiera della lista La Scelta – è inaccettabile. Per questo biasimo il comportamento di esponenti come Valentina Agatea e Luigino Chiggiato (Impegno Civico), Gianluca Ballarin e Claudio Mantovan (Movimento 5 Stelle): se sei consigliere di minoranza ti metti di traverso, anche spalleggiando il sindaco di fronte a queste situazioni, davanti chi sostiene che a Codevigo arriva l’amianto. Loro non l’hanno fatto».
Al primo cittadino risponde un comunicato congiunto delle due forze di opposizione chiamate in causa: «Il dibattito ha lasciato l’amaro in bocca – si legge nella nota – perché è stato chiesto al Comune di farsi carico con l’azienda di controlli, in modo da verificare costantemente che i lavori si svolgano nel rispetto delle norme vigenti. I cittadini non comprendono perché questa amministrazione abbia voluto supinamente proseguire con una scelta urbanistica decisa dalla precedente, senza pensare a una soluzione diversa che risultasse meno impattante per la frazione. I residenti sono preoccupati per le polveri che non potranno essere trattenute in loco, l’amministrazione Vessio ha perso un’occasione importante per informare cittadini e minoranze: le risposte stentano ad arrivare».

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